LEONARDO OSELLA
Paganini si chiamava Nicolò o Niccolò? Vexata quaestio: sfogliando mille libri, compaiono entrambe le versioni. E il suo volto vero qual era?
Ne esistono molte riproduzioni: le più accreditate sono lo schizzo di Ingres e il busto nel cimitero di Parma dov’è sepolto. E non parliamo delle caricature, a bizzeffe. Ma nell’immaginario collettivo più recente il sembiante che prevale del grande genovese è quello di David Garrett.
E’ stato proprio lui, straordinario musicista prima che attore, a interpretarne il ruolo nel film «Il violinista del diavolo» e va detto che la parte gli si attaglia. La pellicola diretta da Bernard Rose ha suscitato nel pubblico brividi di emozione, che possono moltiplicarsi per cento soltanto in un modo: ascoltando Garrett dal vivo.
E questo è possibile all’Auditorium Rai di piazza Rossaro in tre serate: martedì 28 febbraio alle 20,30 fuori abbonamento nel Concerto di Carnevale; in marzo giovedì 2 alle 20,30 (con collegamento diretto su Radio3) e venerdì 3 marzo alle 20 per la stagione concertistica. L’Orchestra Sinfonica Nazionale sarà diretta dall’americano Ryan McAdams, già apprezzato nel recente passato alla Rai per le opere «Mozart e Salieri» di Rimskij-Korsakov e «I pescatori di perle» di Bizet eseguite in forma di concerto.
UNA CARRIERA DA ROCK STAR
L’originalità di Garrett comincia già dal cognome d’arte, che è quello della madre Dove, ballerina americana, mentre il cognome vero è Bongartz, conferitogli dal padre avvocato tedesco di Aquisgrana. A 11 anni David già suonava con l’orchestra e a 15 la Deutsche Grammophon, la più prestigiosa casa discografica del mondo, gli stipulò un contratto. Gli autori tramandati da lui in cd vanno da Mozart a Brahms, da Ciaikovskij a Bruch, e naturalmente a Paganini.
Curiosità: è entrato nel Guinness dei primati per avere eseguito «Il volo del calabrone» di Rimskij-Korsakov in un minuto e sei secondi. Ma David non si pone confini: perciò frequenta con disinvoltura e sempre con la massima professionalità il rock, attingendo a piene mani ad esempio a Nirvana, U2, Metallica, Aerosmith per creare travolgenti ibridi con Beethoven o Vivaldi; non a caso una sua incisione si intitola «Rock Symphonies».
Le cronache sottolineano tra l’altro, di Garrett, il culto che nutre verso la propria magnifica chioma fluente, tanto da farsi seguire ovunque dal parrucchiere personale. Chiaramente un tipo simile maneggia soltanto strumenti di «marchio eccellenza superiore»: ossia uno Stradivari e un Guadagnini.
IL CONCERTO DI CARNEVALE
L’occasione suggerisce per il 28 febbraio un’offerta ricca e brillante. Ecco allora pagine funamboliche con il violino solista («Capriccio n. 24» di Paganini, «Czardas» di Monti, «Danza ungherese n. 5» di Brahms trascritta) e senza: l’Ouverture dal «Pipistrello» di Johann Strauss, una Suite da «Carmen» di Bizet, e danze più o meno sfrenate di Bernstein (da «On the town» e «West Side Story»), Ginastera («Estancia») fino al parossistico «Cancan» di Offenbach dall’operetta «Orphée aux Enfers». Il concerto verrà registrato e poi trasmesso in differita su Rai5 e Radio3.
LE SERATE DEL CARTELLONE
Per il 2 e 3 marzo il clima si fa meno birichino, ma non per questo privo di brio. Basti dire che l’ultima voce in scaletta recita «Boléro di Ravel». Ma ci sarà da scaldarsi già prima, con David Garrett tuffato nel vertiginoso «Concerto in re maggiore op. 35» di Ciaikovskij. E non è tutto: a rompere il ghiaccio ci penserà l’Ouverture dell’opera «Don Giovanni» di Mozart. E poi arriverà anche un capolavoro di Igor Stravinskij, la «Sinfonia in tre movimenti»; qui il compositore, siamo nel 1945, in un certo senso ricapitola il cammino da lui compiuto fino ad allora, mescolando gli scatti nervosi del primo tempo, memori del «Sacre», con le ricercatezze quasi settecentesche del secondo rese ancor più delicate dall’arpa, fino alle complessità del tempo finale che evoca, come ricorda Giacomo Manzoni, la «maniera weberiana».